Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,

mi rivolgo a Lei, anche a nome dei Sindaci della Provincia di Fermo riuniti in data odierna nella Conferenza della Autonomie Locali, in merito alla Legge sul riordino delle Province, nella Sua alta funzione di garanzia e per il ruolo di riferimento istituzionale e morale che Ella rappresenta in un momento così difficile nella vita del Paese e nel contesto globale.

La Provincia di Fermo, in funzione da soli tre anni, è diventata un punto di riferimento reale e concreto per uno dei territori più produttivi del Paese e ha autonomamente attivato consistenti misure di spending review; tutto ciò ha fatto sì che noi non abbiamo condiviso, nel merito e nella forma, detto provvedimento di riordino. Tuttavia, al di là delle prossime determinazioni della Corte Costituzionale, al cui giudizio ci rimettiamo, in una logica di innovazione istituzionale e nello spirito di responsabilità nazionale, in sintonia con le Sue sollecitazioni riformatrici, abbiamo accettato la sfida dell’unificazione delle tre Province del sud delle Marche (Ascoli Piceno, Fermo e Macerata) cioè, in sintesi, il passaggio da cinque a tre Amministrazioni Provinciali nella Regione, conformemente al provvedimento di riordino.

A fronte di tale, ritengo, responsabile atteggiamento, il Consiglio Regionale delle Marche ha invece votato, con due soli voti di scarto, una proposta contra legem che prevede, non tre, ma quattro Province, con una deroga per la sola Provincia di Macerata e la conseguente mancanza dei requisiti previsti dalla Legge per due Province. Ci sembra estremamente grave, anche al di là dell’umiliazione che si è voluta infliggere ai due territori di Fermo ed Ascoli Piceno, il fatto che il Consiglio Regionale, con pratiche non adeguate ad una sede istituzionale, non solo abbia votato - ma anche solamente posto in votazione - una proposta contraria alla legge. Altrettanto grave è che su essa vi sia stato il voto favorevole delle due maggiori cariche istituzionali della Regione Marche: il Presidente della Giunta ed il Presidente del Consiglio; ciò, addirittura, dopo che la Giunta Regionale aveva rifiutato di muovere ricorso alla Corte Costituzionale, affermando di condividere la stessa Legge.

In sostanza, siamo a chiederLe - proprio per la Sua funzione di garanzia - di stimolare il Governo affinché rispetti, senza deroga alcuna, le vigenti disposizioni legislative; affinché, cioè, il pessimo esempio offerto dal Consiglio Regionale delle Marche non si ripeta a livelli più alti e vengano, al contrario, ripristinati serietà e rigore. Non è ammissibile, infatti, giocare con la storia dei territori e con le istituzioni della Repubblica, in particolar modo per finalità che ben poco hanno a che fare con la gravità del momento.

Può apparire paradossale che una Provincia come la nostra, che si vede soppressa dopo tre anni dalla nascita, e ha legittimamente contestato la Legge che la sopprime, ne chieda, oggi, il rigoroso rispetto. Ciò però nasce, appunto, dal senso della realtà e dalla volontà di misurarci - territorio operoso ed aperto al nuovo - con le trasformazioni ed i cambiamenti; oltre che, non lo nascondiamo, da una giusta reazione ad un comportamento istituzionalmente inammissibile della Regione Marche e dal considerare inaccettabile - in accordo con il territorio di Ascoli Piceno - una semplice ricomposizione del passato - che peraltro contrasta con la legge - anziché cogliere l’opportunità di nuove sfide.

Pur consapevoli dei Suoi molteplici e gravosi impegni, Le chiedo di ricevere, quanto prima, il sottoscritto e una delegazione dei quaranta Sindaci della Provincia di Fermo al fine di poter direttamente ascoltare le ragioni di indignazione e responsabilità di un intero territorio.

Colgo l’occasione per ringraziarLa, oltre che dell’attenzione, per il prezioso contributo che Ella sta profondendo nel rispondere ad una delle fasi più difficili della storia della nostra Repubblica e per manifestarLe la mia più profonda stima.

Distinti saluti.

                                                                                                                      Il Presidente

                                                                                                                  Fabrizio Cesetti