La città di Fermo ospiterà la penultima giornata del Premio Volponi. All’incontro con gli autori dei libri finalisti, venerdì 26 novembre alle ore 18 presso l’ERSU ( Sala Santa Maria Piccinina di Palazzo Strabone), coordinato da Enrico Capodaglio, farà seguito la presentazione del libro “Permesso di Soggiorno. Gli scrittori stranieri raccontano l’Italia”(Ediesse, 2010), a partire dalle ore 21 presso la Sala dei Ritratti.

Parteciperanno Giuseppe Casadio, Presidente Associazione Centenario Cgil, Tarcisio Tarquini, Presidente Editcoop, Adrian Bravi, scrittore, e Cheik Tidiane Gaye, scrittore. Coordinerà Angelo Ferracuti, curatore del volume.

Ferracuti, membro della giuria tecnica del Premio Volponi, è autore di racconti, romanzi, reportagesnarrativi, tra i quali Norvegia (Transeuropa, 1993), Attenti al cane (Guanda, 1999), Nafta (Guanda, 2000), Un poco di buono (Rizzoli, 2002), Le risorse umane (Feltrinelli, 2006), Il ragazzo tigre (Abramo, 2007), Viaggi da Fermo (Laterza, 2009). Scrive per Diario, il manifesto, Rassegna Sindacale.

Queste sedici storie, raccontate da alcuni tra i più significativi scrittori migranti che scrivono in lingua italiana, tutti residenti nel nostro paese (Abate, Bakolo Ngoi, Barole, Bravi, Butcovan, Dondero, Gaye, Komla-Ebri, Kuruvilla, Lamri, Masri, Metref, Mubiayi, Wadia e Wen), vogliono essere uno sguardo a più occhi e a più voci sull’Italia di oggi. Ne scaturisce uno scenario spietato, a volte molto amaro, dove gli «italiani brava gente» spesso ne escono con le ossa rotte.

Gli autori vengono da Romania, Argentina, India, Cina, Egitto, Palestina, Algeria, Eritrea, Senegal, Congo, Togo, praticamente da ogni parte del mondo. Come scrive Enrico Panini nella prefazione, con intento fortemente politico: «In attesa di una piena e definitiva cittadinanza la scrittura diventa un luogo di accoglienza e integrazione fondamentale. Tanto più che in questo volume gli stranieri sono i soggetti e non solo l’oggetto del racconto, affermano cioè un protagonismo, nella scrittura, che non sempre la nostra società riconosce loro. Non è neanche da sottovalutare il fatto che essi scrivono in italiano: vorrà pure dire qualcosa, questo, se l’uso e il possesso di una lingua sono elementi d’integrazione fondamentale». I temi sono i più diversi, si va dalla condizione di sradicamento sociale e culturale, al lavoro assoggettato e sfruttato, fino a tematiche più private, oppure simboliche legate alle culture di riferimento.

Ai racconti degli scrittori stranieri che scrivono in lingua italiana fa da «controcanto» una sequenza di immagini del fotografo Mario Dondero, che ritrae gli emigrati nostri, italiani, degli anni cinquanta e sessanta. Sono ad Eboli, da dove partivano, poveri e affamati, o in marcia durante uno sciopero alla Renault in pieno sessantotto francese, oppure a Marcinelle, nella miniera dove nel 1956 ne morirono 136, braccati dalle fiamme, soffocati dall’ossido di carbonio. E così il cerchio si chiude. La letteratura, le letterature, sono le vere ambasciate nelle nazioni più diverse. Poco diplomatiche, ma estremamente vere, sensibili, e sempre politicamente scorrette.

 

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